Capitolo n° 3

Flusso di cassa: cos’è, perché è importante e come si calcola

Monitorando il flusso di cassa (cash flow), puoi determinare lo stato di salute della tua azienda e capire in anticipo il rischio di crisi. 

Autore: Fatture in Cloud

 

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Il flusso di cassa (o cash flow, in inglese) è uno dei parametri legati alla gestione finanziaria da tenere maggiormente sotto controllo.

Dai valori del flusso di cassa infatti, puoi determinare lo stato di salute dell’azienda, valutare la sua sostenibilità nel breve, medio e lungo termine e scoprire se ci sono delle criticità sul fronte della liquidità.

Per capire perché si tratta di un indicatore così importante dobbiamo, prima di tutto, spiegare cos’è il cash flow, con una definizione che sia chiara e facilmente comprensibile, anche da chi è totalmente digiuno di finanza ed economia.

Una volta data la definizione, vedremo la formula del cash flow. Analizzeremo poi le varie tipologie e approfondiremo il perché è così importante che il flusso di cassa sia sempre positivo (o, quanto meno, non sia negativo per periodi di tempo troppo lunghi).

 

Cos'è il flusso di cassa (cash flow)

Dare una definizione di cash flow è semplice. Quando parliamo di questo parametro ci riferiamo alla differenza tra le entrate e le spese che un’azienda registra nel corso di un determinato lasso temporale.

Va sottolineato che per calcolare il cash flow (come vedremo in dettaglio tra poco) vanno considerate solo transazioni monetarie effettive. Detto in soldoni, deve esserci stato uno scambio monetario tra chi acquista e chi cede un bene o servizio.

Questo parametro, se calcolato con precisione, ti aiuta a capire quale sia la liquidità disponibile in cassa in un preciso istante e, dunque, la capacità dell’azienda di far fronte a spese di ogni genere, sia ordinarie sia straordinarie.

Se il flusso di cassa è positivo, l’azienda è sana e sostenibile e sarà in grado di sostenere le spese per la sua operatività nel breve e medio termine.

Se il flusso di cassa è negativo, invece, l’azienda non naviga in ottime acque e potrebbe avere difficoltà a pagare bollette, rate di mutui e prestiti, fornitori e dipendenti.

Differenza tra flusso di cassa e profitti

Prima di proseguire, vale la pena fare una distinzione, che ci tornerà molto utile tra poche righe. Dalla definizione appena data, alcuni potrebbero pensare che il flusso di cassa coincida con i profitti aziendali.Non c’è nulla di più errato.

Infatti, il cash flow tiene conto solo delle somme realmente incassate e spese in un determinato lasso temporale. Gli utili (o perdite) di esercizio derivano invece dalla sintesi di tutti i movimenti che l’azienda ha realizzato nel corso di un anno fiscale, anche se non hanno prodotto alcun risultato monetario (come accade, ad esempio, nel caso di fatture già messe a bilancio ma non ancora riscosse o saldate).

 

Come calcolare il cash flow

La formula del cash flow è molto semplice. Almeno a leggerla.

Per calcolare il flusso di cassa in un periodo temporale prefissato (tre mesi, un semestre, un anno) è sufficiente effettuare la differenza tra tutte le entrate monetarie e tutte le uscite monetarie registrate in quel periodo.

È bene chiarire che per entrate e uscite monetarie intendiamo esattamente tutti i soldi entrati e usciti di cassa nel periodo, senza tenere conto di eventuali fatture insolute.

Volendola esprimere graficamente, la formula del flusso di cassa per un periodo “t” è
Cash flowt = entratet  - uscitet

Se, ad esempio, vuoi calcolare il flusso di cassa del primo trimestre dell’anno fiscale in corso devi prima sommare tutte le somme effettivamente incassate, poi sommare tutti i pagamenti fatti e, alla fine fare la differenza tra queste due somme.

Quella appena descritta è la più semplice tra le varie formule che permettono di calcolare il flusso di cassa.
Come vedremo in dettaglio tra poco, infatti, esistono altri modi per calcolare il cash flow, tenendo conto anche di altri fattori oltre alle entrate e alle uscite monetarie.

Gestione Finanziaria

 

Tipologie di cash flow: operativo, per l'impresa e per gli azionisti

La formula che abbiamo appena visto si riferisce a una casistica specifica di analisi del flusso di cassa, quella più semplice.

Un’analisi più complessa e approfondita dell’andamento delle entrate e delle uscite monetarie non può prescindere dalla suddivisione del cash flow in tre componenti: cash flow operativo (abbreviato in FCFO), cash flow per l’impresa (abbreviato in FCFF) e cash flow per gli azionisti (abbreviato in FCFE).

Che cos’è il cash flow operativo

Il flusso di cassa operativo (Cash Flow From Operations in inglese) indica la liquidità generata dall’attività principale (o caratteristica) dell’azienda, senza tener conto delle entrate e delle uscite derivanti da altre attività.

Che cos’è il cash flow per l’impresa

Con Free Cash Flow to the Firm (questo il nome inglese del cash flow per l’impresa) si identifica la liquidità che gli investitori hanno a loro completa disposizione. Una liquidità che potrebbe essere utilizzata ad esempio per lo sviluppo e realizzazione di nuovi prodotti o servizi senza ricorrere ad altre forme di finanziamento.

Che cos’è il cash flow per gli azionisti

Con questo parametro (Free Cash Flow to Equity) si indentifica la liquidità disponibile per la distribuzione di dividendi ai titolari di quote del capitale sociale.

 

Perché monitorare il flusso di cassa in azienda

Come detto all’inizio, il cash flow è un indicatore dello stato di salute dell’azienda. Aiuta a determinare la liquidità in cassa e, quindi, la sostenibilità dell’azienda. Monitorandolo continuamente puoi così rilevare per tempo eventuali criticità e stati di sofferenza e avere così l’opportunità di intervenire per tempo.

Dal calcolo del cash flow, infatti, puoi determinare se le uscite monetarie sono eccessive rispetto alle entrate e, quindi, se il livello di liquidità sta pericolosamente scendendo verso un livello di guardia. Se la liquidità dovesse scendere eccessivamente, infatti, potrebbero esserci problemi di solvibilità. Quindi, rischieresti di non essere in grado di pagare stipendi, bollette, mutui e prestiti.

Pur non essendoci alcun obbligo, il monitoraggio del flusso di cassa dovrebbe essere una delle attività che le persone che si occupano di gestione finanziaria portano avanti quotidianamente, condividendo con le alte figure di gestione e strategia tutte le informazioni rilevanti.

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Cash flow positivo e negativo: cosa significa?

Volendo estremizzare, possiamo dire che la gestione del flusso di cassa si riduce essenzialmente a una semplice sottrazione, come quelle che ci hanno insegnato nei primi anni della scuola primaria. E come ogni sottrazione può portare a un risultato positivo o a un risultato negativo.

La realtà è però più complessa e dal risultato di questa semplice operazione può dipendere la stessa sopravvivenza dell’azienda.

Cash flow positivo: cos’è e quali sono le conseguenze

Un flusso di cassa positivo è indice di buona gestione delle finanze aziendali.
Le entrate sono infatti superiori alle spese e l’azienda è in grado di sostenere anche spese impreviste, come la liquidazione di un dipendente che decide di licenziarsi o una cartella esattoriale dell’Agenzia delle Entrate.

Cash flow negativo: cos’è e quali sono le conseguenze.

Un flusso di cassa negativo è indice di una cattiva gestione delle entrate e delle uscite.
Vuol dire, infatti, che nel periodo preso in esame l’azienda ha speso più di quanto è riuscita a incassare, andando probabilmente ad attingere alla liquidità di cassa presente.

Se il cash flow dovesse continuare a essere negativo per alcuni mesi, l’azienda potrebbe andare incontro a un problema di solvibilità e potrebbe essere costretta a ricorrere a strumenti eccezionali per far fronte alle spese correnti.
Ossia, potrebbe avere addirittura difficoltà a pagare le bollette, rate di prestiti o mutui e, cosa ancor più grave, gli stipendi dei dipendenti.

Per evitare di esser costretti a cessare l'attività, sarà necessario trovare nuova liquidità, magari con l'ingresso in società di un nuovo finanziatore, o chiedere un prestito o mutuo anche tramite l'accensione di un'ipoteca su di un immobile, un macchinario o qualunque altro bene immobile di proprietà dell'azienda.

Gestione Finanziaria

 

Suggerimenti per la gestione dei flussi di cassa

Affinché la gestione dei flussi di cassa sia efficacie e consenta di evitare crisi di liquidità e solvibilità, deve avvenire in maniera continuativa. Solo in questo modo, infatti, è possibile individuare eventuali criticità per tempo e prendere le dovute contromisure.

Questo, però, potrebbe anche non bastare. Il solo monitoraggio, infatti, non ti permette di combattere alla radice quelle che sono le possibili cause di una crisi di liquidità.
Alcuni accorgimenti e strategie ti torneranno di grande aiuto.

  • Risk management. Le strategie di gestione del rischio, se ben attuate, ti permettono di valutare con maggiore precisione tutti i fattori che incidono sull’andamento futuro del flusso di cassa e di agire di conseguenza.
  • Dilazioni di pagamento. Il ricorso alle dilazioni di pagamento potrebbe essere di grande aiuto nel breve e brevissimo periodo. Rinviando il pagamento di qualche fattura, bolletta o rata di prestito, l’azienda potrebbe evitare una crisi di liquidità e potrebbe continuare a operare. Nel medio e lungo periodo il quadro cambia: in caso di esposizione eccessiva, l’azienda potrebbe non essere più in grado né di chiedere una nuova dilazione, né di saldare quelle ottenute in precedenza.
  • Strumenti per la gestione dei flussi di cassa. Gestire tutti gli elementi che incidono sul cash flow non è un’operazione affatto semplice. L’utilizzo di software sviluppati ti permetteranno sia di monitorare “in tempo reale” l’andamento del cash flow, sia di utilizzare strumenti di proiezione grazie ai quali fare previsioni sulle settimane e sui mesi a venire.

Oltre al flusso di cassa, esiste un altro concetto che è indispensabile conoscere per approcciarsi alla gestione finanziaria: la liquidità aziendale. Lo approfondiremo nel prossimo capitolo.